Condannati ma... scarcerati: sono 12 dei 24 imputati del processo scaturito dall'inchiesta Anno Zero del 2018 per i quali, ininterrottamente detenuti dal giorno degli arresti del 19 aprile 2018, è stato emesso l’ordine di scarcerazione per scadenza dei termini entro cui si sarebbe dovuto concludere il giudizio d’appello dopo che la Cassazione, lo scorso anno, aveva annullato con rinvio la sentenza non condividendo la contestazione di alcune aggravanti per riciclaggio di denaro e alcune ipotesi di estorsione.
Per gli altri imputati le sentenze sono passate in giudicato già da tempo.
La Corte di Appello di Palermo, III Sezione Penale, presieduta dal Presidente Sergio Gulotta, durante il corso dell'udienza del 14 ottobre 2024, si è così pronunciata:
ACCARDO NICOLA di Partanna, già detenuto al 41 bis, condanna alla pena in anni 10 anni di reclusione -assistito dall’avvocato Gianni Caracci;
BONGIORNO GIUSEPPE PAOLO di Campobello di Mazara, anni 6, mesi 11 di reclusione;
DELL'AQUILA FILIPPO di Campobello di Mazara, anni 8, mesi 8 di reclusione -assistito dall'avvocato Luisa Calamia;
GRECO ANGELO di Campobello di Mazara, anni 6 di reclusione;
GUARINO CALOGERO di Campobello di Mazara, anni 8 di reclusione -assistito dall'avvocato Enrico Tignini;
LA CASCIA VINCENZO di Campobello di Mazara, già detenuto al 41bis, anni 9, mesi 8 di reclusione -assistito dagli avvocati Lilla Lo Sciuto e Giuseppe Pantaleo;
TILOTTA GIUSEPPE di Castelvetrano, anni 8 di reclusione -assistito dall’avvocato Domenico Trinceri;
TILOTTA BARTOLOMEO di Castelvetrano, 1 anno e mesi 10 -assistito dall’avvocato Domenico Trinceri,
TRIOLO ANTONINO di Partanna, anni 8 -assistito dall’avvocato Gianni Caracci,
RIZZUTO GIUSEPPE di Campobello di Mazara, imputato solo per favoreggiamento, assolto -assistito dall'avvocato Francesco Moceri;
URSO RAFFAELE di Campobello di Mazara, anni 11, mesi 2;
VALENTI ANDREA di Campobello di Mazara, anni 7, mesi 6,
Su richiesta del Procuratore Generale, applica ad Accardo Nicola, Bongiorno Giuseppe Paolo, Dell'Aquila Filippo, Guarino Calogero, La Cascia Vincenzo, Tilotta Giuseppe, Triolo Antonino, Urso Raffaele e Valenti Andrea, il divieto di espatrio, prescrivendo loro di non uscire dal territorio dello Stato senza autorizzazione del giudice;
l’obbligo di presentazione alla P.G., prescrivendo loro di presentarsi quotidianamente in orario compreso tra le ore 17:00 e le ore 18:00 presso gli uffici del Comando Stazione Carabinieri del luogo di residenza o dimora;
il divieto di dimora nella Regione Sicilia, prescrivendo loro di non dimorare in detta Regione e di non accedervi senza l’autorizzazione del giudice che precede, con l’obbligo di indicare all’ufficio di Polizia competente gli orari ed i luoghi in cui saranno quotidianamente reperibili per i controlli e con l’ulteriore obbligo di comunicare preventivamente alla stessa autorità le eventuali variazioni degli orari e luoghi predetti nonché con divieto di non allontanarsi dalle rispettive abitazioni dalle ore 20.00 alle ore 8.00 di ogni giorno.
Rigetta la richiesta del Procuratore Generale con riferimento all’imputato Greco Angelo in quanto ha già scontato tutta la pena.
A pochi minuti dalla lettura del dispositivo di sentenza, abbiamo raccolto le dichiarazioni e la soddisfazione per gli importanti risultati ottenuti degli avvocati Lilla Lo Sciuto, Giuseppe Pantaleo e Luisa Calamia:
"Già in appello c'era stata una riduzione della pena a 12 anni essendo cadute già allora alcune aggravanti. Successivamente c'è stato un ricorso per Cassazione che ha annullato con rinvio la sentenza per alcuni imputati, mentre per gli altri le sentenze sono rimaste definitive", dice l'avv. Lo Sciuto che, insieme all'avvocato Pantaleo, ha assistito l'imputato Vincenzo La Cascia.
"Quindi, per gli imputati odierni", continua Lo Sciuto, è stato necessario istituire un altro processo davanti alla Corte d'Appello di Palermo.
Per ciò che riguarda il nostro assistito, la discussione era su una circostanza aggravante di cui al Comma 6 ed estorsione, aggravanti che sono cadute pronunciando la III Sezione Penale della Corte d'Appello una riduzione della pena ad anni 9 e mesi 8 di reclusione, risultato per il quale esprimiamo ampia soddisfazione.
Attenderemo le motivazioni e valuteremo se ricorrere alla Corte Suprema di Cassazione".
"Il mio assistito era stato condannato in primo grado a 12 anni", a parlare è l'avvocato Luisa Calamia che ha assistito l'imputato Filippo Dell'Aquila.
"Nel primo giudizio del secondo grado la pena è stata rideterminata in anni 11 e mesi 6, dopodiché la Cassazione ha accolto il ricorso con riferimento all'insussistenza di cui al Comma 6 dell'articolo 416 bis che riguarda il cosiddetto riciclaggio di denaro nelle attività economiche dell'associazione della famiglia mafiosa; aggravante a effetto speciale che prevedeva l'aumento di pena da 1/3 alla metà.
Molto probabilmente la Corte d'Appello si sarà conformata a quello che è stato il principio di diritto che è stato enucleato dalla Corte di Cassazione relativamente all'insussistenza di queste aggravanti rideterminando la pena in anni 8 e mesi 8. Questo è un importante risultato ottenuto per il quale esprimo grande soddisfazione".
Il processo era scaturito dal blitz Anno Zero del 2018 condotto da Carabinieri della D.I.A., R.O.S. e Squadra Mobile.
Facevano parte degli arrestati anche i cognati del latitante, Rosario Allegra -morto in carcere- e Gaspare Como, sposato con Bice Maria Messina Denaro, sorella di Matteo. Secondo l'accusa, Como sarebbe stato designato per un certo periodo, reggente del mandamento di Castelvetrano.
Urso (a bordo di uno scooter) e Rosario Allegra -marito di Giovanna Messina Denaro, sorella di Matteo, morto in carcere- (in macchina) furono filmati nell’estate del 2014 mentre si incontravano in una casa di campagna in contrada Ingegna a Campobello di Mazara.
I Carabinieri del R.O.S. intercettarono solo l’ultima parte della conversazione dove Allegra chiedeva l’intervento di Urso: … aspettiamo un po’… che dobbiamo fare?… io a lu siccu (Messina Denaro, N.d.A.)… non lo voglio disturbare… che ha un c… di… mio cognato… che è un c… preciso… e ora mi devo andare a litigare con quest’altro cretino?
In questo contesto emergeva il canale diretto per le comunicazioni con l'allora boss latitante Matteo Messina Denaro.
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