Processo Ermes 3, arrivano le dure condanne e due assoluzioni

Redazione
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Il Tribunale di Marsala condanna:

Bertrallo Giovanni Onofrio, alla pena di anni 18 anni di reclusione, pagamento delle spese processuali, interdizione in perpetua dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante l'esecuzione della pena. Il Tribunale dichiara Bertrallo incapace di contrattare con la Pubblica Amministrazione per la durata di anni 5.
Furnari Leonarda, alla pena di anni 8 di reclusione, euro 1.600 di multa, pagamento delle spese processuali, interdizione in perpetua dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante l'esecuzione della pena
Stella Antonino, alla pena di anni 9 e mesi 4 di reclusione, euro 2.000 di multa, pagamento delle spese processuali, interdizione in perpetua dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante l'esecuzione della pena
Vivona Melchiorre, alla pena di anni 11 di reclusione, euro 3.200 di multa, pagamento delle spese processuali, interdizione in perpetua dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante l'esecuzione della pena. Il Tribunale dichiara Vivona incapace di contrattare con la Pubblica Amministrazione per la durata di anni 5.

Il Tribunale dichiara non doversi non doversi procedere nei confronti di Zerilli Domenico Salvatore, assolve Furnari Leonarda e La Cascia Vincenzo per i reati agli stessi rispettivamente ascritti per non aver commesso il fatto dall'accusa di tentata estorsione.

Il processo è scaturito dall'Operazione Ermes 3 del 20 giugno 2020 che aveva dato un duro colpo alla rete dei favoreggiatori dell'allora boss latitante Matteo Messina Denaro.
I reati a vario titolo contestati dalla DDA di Palermo erano associazione mafiosa, estorsione, detenzione di armi e favoreggiamento della latitanza di Messina Denaro il quale inizialmente era uno degli imputati del processo.
Leonarda Furnari, unica donna imputata, è figlia di Saverio Furnari, legato della famiglia mafiosa di Castelvetrano (già braccio destro di Nino Marotta ed esperto di kalashnikov, l’uomo è morto suicida a fine anni Novanta all’interno del carcere di Pianosa), è conosciuta per essere la "figlioccia" del boss Vito Gondola, soprannominato «Coffa» capo del mandamento di Mazara e per essere stata intercettata nel 2013 quando asseriva che per lei la mafia non è questione di soldi o di affari, ma di una "filosofia di vita".
«... la mafia, la mafia, n ialtri possiamo... è una filosofia di vita, significa quello di non farsi scapisare (farsi rispettare, n.d.A.) e siccome tu cresci con la filosofia di vita, per me essere figlia di mio padre, è filosofia di vita... dice sono figlia di un mafioso, sono mafiosa, sono quello, mi possono dire quello che vogliono, per me è una filosofia di vita, di testa, non è quella la... di andarmi a fottere un appalto di un altro o di
andarmi a fottere il terreno di un altro, o di andarmi a fottere la zona di un altro».

Rosalba Pipitone

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